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29/02/2020

Note di regia

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  Note di regia.

<<Moby Dick è, come scrisse Pavese nella sua prefazione, un poema. Come tale si presta a molteplici letture interpretative: la lotta dell’Uomo contro la Natura, il conflitto tra Civiltà e Superstizione, lo scontro metafisico tra Bene e Male, il confronto tra Fato e Libero Arbitrio. In poche parole: la vita stessa, dove ognuno è responsabile del suo cammino lungo il percorso ma non del suo inizio e della sua fine.
Ed è, probabilmente, questa duplice natura del Capitano Achab di titano altero, pronto a sfidare Dèi indifferenti, e di uomo fragile e ineluttabilmente ferito, ad averne fatto uno dei più grandi eroi tragici della letteratura ottocentesca. Achab, nel suo dar voce alla rabbia distruttiva del narcisismo ferito, sembra voler giustificare quelle ancestrali suppliche che in noi si ribellano, trascinando con sé (nella sua lucida ossessione paranoica) sogni e vite non solo al limite ma soprattutto destinate alla perdita irreversibile.
Perché l’equipaggio seguì la follia mortifera del suo Capitano invece di ammutinare e tornare a casa, come tentò di fare il signor Starbuck (etimologicamente significa “giovane stella valorosa”, in quanto “buck” è considerato un giovane cervo, la cui pelle veniva usata come baratto di valuta), primo ufficiale della nave? Fu soltanto la seducente promessa di un’oncia di 16 dollari o c’è un sottile fascino che accomuna coloro che si considerano “reietti” nella devianza tale da sprofondare negli abissi dell’autodistruzione?
Quanti popoli, gruppi politici o etnici hanno seguito i dettami di un folle, abbagliati da una funerea promessa di riscatto?
Se solo avessero ascoltato attentamente e fermato Achab, lui si sarebbe sentito meno solo e ossessionato?
E la ciurma, avrebbe potuto garantirsi la sopravvivenza oppure era anch’essa in fuga dal passato?
Ma soprattutto, perché Moby Dick è Capodoglio (Odontoceti come delfini, orche e capodogli. Possiedono una dentatura da carnivoro) e Balena (Misticeti come balene e balenottere. Non possiedono denti) allo stesso tempo, come fosse dotata/o di una natura maschile e femminile, riconducendosi alla creatura biblica del leviatano (un terribile mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell’Antico Testamento, creato dal volere di Dio. Il libro di Giobbe lo descrive con denti spaventosi e scaglie come di una corazza, con il fumo che esce dalle narici estremamente forte e il "re su tutte le maestose bestie selvagge”)?
Infine, l’unico sopravvisuto “Ismaele” è tale perché accetta il cammino verso l’ignoto ma al contempo è capace di ascoltare e farsi ascoltare (Ismaele significa “Dio ascolta”, egli è colui che racconta ed al contempo è testimone discreto dell’avventura)?
In queste acque dense di filosofia, etica, religione, storia ci siamo addentrati per interrogarci sul senso della vita stessa, sul superamento delle figure genitoriali pur nel profondo rispetto della loro esperienza, dove non tutto è da distruggere ma solo superare elaborando per arrivare a diventare adulti consapevoli 
Ci sono icone letterarie scolpite nel nostro immaginario perché riescono a tracciare, tra luci ed ombre, il profilo dell’Uomo. Una di queste è Moby Dick>>.
Giuliana Satta